L’arte della liquoristica appartiene alla famiglia Cocchi dagli inizi dell’800, quando il ventenne Francesco venne posto a impiego presso uno speziale svizzero nel Ducato di Sassuolo per essere istruito sui segreti di una professione ancora in bilico tra drogheria farmacia erboristica e chimica.

Lo speziale trasmetterà al giovane apprendista un patrimonio di ricette che verranno trascritte in seguito in un “Libbro delle Dosse” (o delle dosi) del 1848, e che costituirà da allora un bene ereditario in seno alla famiglia.

Francesco avviò l’attività in proprio a Reggio Emilia nel 1834 impiantando una distilleria e una drogheria appena fuori la cinta muraria della città, specializzandosi nella distillazione dell’anice con due prodotti che entreranno immediatamente nei riti della vita quotidiana della provincia: l’Anicione, soprannominato popolarmente “Brusca” per il suo carattere secco, diffuso in tutto l’Appennino fino alla Toscana, e ancor più l’Anisetta, un liquore dolce che si abbinerà tradizionalmente al consumo di una torta ricca di spezie tipica delle festività natalizie, la “Spongata“.

Ciò che portò all’eccellenza l’Anisetta distinguendola dagli altri liquori consimili caratteristici della zona fu l’utilizzo tra gli ingredienti di un composto detto “Secretto“: il “segreto” dei Cocchi di cui si fa cenno nelle pagine manoscritte del “Libbro”, dove se ne tace peraltro la natura, disceso dalle ricette dello speziale di Sassuolo e così scrupolosamente protetto da essere tramandato soltanto verbalmente di padre in figlio. Il successo fu immediato, e duraturo per i 150 anni a venire.

L’attività della ditta fu proseguita da Efrem, “distillatore onesto e solerte” che fornì una ulteriore espansione al commercio; poi dal 900 da Luigi, capace di mantenere in vita l’azienda nonostante le gravi restrizioni dovute ai due conflitti mondiali.

A guerra finita la distilleria riprese la produzione e grazie all’erede di Luigi (Gigi) Cocchi, Ero Cavalli Cocchi, tornò ai fasti dei vecchi tempi continuando la sua attività per i decenni a venire. L’Anisetta Speciale nella sua storia ha ricevuto premi e riconoscenze in esposizioni nazionali e internazionali.

Un aneddoto risalente al primo decennio del novecento, racconta che tra i suoi estimatori vi fu Luigi Pirandello, il quale, in occasione della sua venuta al Teatro Politeama Ariosto di Reggio Emilia, si recò a degustarla presso il caffè dello stesso.